Il faro e la stellina
C’era una volta, in un luogo non troppo lontano, una magnifica baia conosciuta da ogni gabbiano. Come la torre di un castello medievale, dalla bianca scogliera, un grande faro si elevava trionfale, e illuminava anche la notte più nera. Ai suoi piedi le sirene intonavano canti melodiosi, e i gabbiani, sorvolandolo, le ascoltavano gioiosi. Avvicinandosi a riva, tutte le barche e gli aeroplani gli porgevano un saluto, perché il grande faro era da tutti benvoluto. Ai suoi piedi i fidanzati si scambiavano promesse di amore eterno, ma durante una terribile giornata d’inverno, la lanterna da un fulmine fu danneggiata, e da allora non è mai stata riparata. Così, il faro che era stato tanto amato, senza il suo splendido fascio di luce, fu presto dimenticato. La baia divenne un posto triste e solitario, finché un giorno accadde qualcosa di straordinario. Nei nostri cieli apparve una stellina cadente, dalla chioma dorata, lunga e splendente. La sua luce era così forte e sfavillante, che al confronto quella delle altre stelle sembrava fioca e tremolante. Tutte le notti volteggiava nell’aria, ma la sua vita era triste e solitaria, perché dalla sua galassia era caduta, e la strada del ritorno era ormai perduta. Gironzolava senza una meta, nei cieli azzurri del nostro pianeta, alla ricerca di un amico con cui giocare, a cui voler bene e da coccolare. Una sera vide non lontano, volare tra le nuvole un piccolo aeroplano. Intravide un aviatore dietro il finestrino e piroettando leggera gli andò vicino.
«Ciao caro pilota! Non avere paura di me, mantieni la giusta quota. Io mi chiamo Nina.» disse la stellina «Sono felicissima di averti incontrato! Il mio sogno di trovare un amico si è finalmente avverato».
«Ciao Nina.» Le rispose l’aviatore. «Io mi chiamo Salvatore. Mi piacerebbe molto qui con te poter restare, ma sta per finire il carburante e tra poco dovrò atterrare. Ti accompagnerò in un posto non lontano, dove svolazza sempre un mio amico gabbiano. Lui sarà contentissimo di stare con te, ne sono sicuro, per quanto mi riguarda ci rivedremo in futuro».
La stellina si emozionò quando vide in lontananza, il bianco gabbiano volare con eleganza. Appena il pennuto li vide arrivare, con grande curiosità li andò a salutare.
«Caro amico aviatore, come esulta nel rivederti il mio cuore! Vedo che sei giunto qui con una stella. Non ne ho mai visto una più bella! Scusami stellina se non mi sono presentato, ma dalla tua luce ero abbagliato. Il mio nome è Gaetano.»
«Ciao Gaetano, io sono Nina, e vengo da molto lontano. Ho smarrito la strada di casa, e l’aviatore a seguirlo fin qui mi ha persuasa. Ti prego, dimmi che qui con te potrò restare, non immagino nessun’altro posto dove andare.»
Il gabbiano le rispose:
«Mia cara stellina, mi alzo in cielo ogni mattina, e anche se fra le nuvole adoro piroettare, tutte le notti torno a terra per riposare. Ti prego, non rattristarti, ma ascolta cosa sto per raccontarti. Esistono alcune leggende di cui ho sentito parlare, che raccontano di stelle cadenti trasformate in stelle del mare. Vivono tutte insieme in armonia, perché negli abissi non esiste la malinconia. Se nel mare decidessi di abitare, troveresti tante amiche con cui giocare. Ma per diventare una stella marina, devi rinunciare alla tua luce, mia bella stellina. Se lo vuoi, seguimi fin dove il mare diventa color zaffiro, e poi tuffati fra le onde trattenendo il respiro. Quando del mare toccherai il fondo, la tua luce svanirà in secondo.»
La stellina da queste parole fu stordita, le dispiaceva che la sua luce sarebbe svanita, ma la proposta del gabbiano era molto sensata, così decise che si sarebbe fidata. L’aviatore per farle coraggio le sorrise amorevolmente, e lei si sforzò di non pensare a niente. Al segnale del gabbiano chiuse gli occhi e trattenne il fiato, e quando si ritrovò in mare, ogni suo timore fu presto dimenticato! Le piaceva un mondo sguazzare fra le onde, ma prima di dire addio ai suoi amici e di immergersi nelle acque profonde, vide una barca non lontano, con a bordo un marinaio che li salutava con la mano.
«Guardate!» Disse la stellina incuriosita. «Si avvicina un marinaio dall’aria divertita.»
«Ma quella è la barca di capitan Gaio, il nostro amico marinaio!» Esclamò il gabbiano. «Che piacere rivederti giovane lupo di mare! Avvicinati, una nuova amica ti voglio presentare.»
Scivolando sull’acqua cristallina, la barca pian piano si fece più vicina.
«Che sorpresa incontrarvi amici! Vedo che siete in salute e felici.» disse il marinaio. «Avevo visto una strana luce dalla riva, ma non pensavo fosse un nuovo membro della vostra comitiva. Ad ogni modo mi presento. Il mio nome è Gaio, e di conoscerti sono contento.»
«Molto piacere Gaio, il mio nome è Nina, e sto per trasformarmi in una stella marina.»
«Dolce stellina, per diventare una stella del mare, alla tua splendente luce dovrai rinunciare. Negli abissi un mondo nuovo scoprirai, ma sei sicura che in futuro non te ne pentirai?»
La stellina rispose: «Il mio cuore è pieno di tristezza. Rinunciare alla mia luce il cuore mi spezza. Nel vostro cielo mi sarebbe piaciuto abitare, ma è un luogo troppo solitario, non mi potrei mai abituare. In fondo al mare incontrerò tante altre stelle, e spero che ci vorremo bene come sorelle. Vorrei tanto avere un altro posto dove andare.»
«Mia dolce stellina, non disperare.» disse il marinaio. «Forse è il destino che fin qui ti ha guidata. Fidati di capitan Gaio! Non ci crederai, ma una soluzione l’ho già trovata. Dietro questa baia esiste un posticino, dove andavo a pescare da bambino. Ci vive un faro un po’ triste e malandato, che da molto tempo è stato dimenticato. Grazie a te la sua sorte potrebbe cambiare, e tu avresti un nuovo amico e una casa dove stare.»
Del faro il marinaio raccontò la triste storia, e la stellina non ebbe alcun dubbio, lo avrebbe aiutato a riconquistare la sua gloria. Quando tutti e quattro al faro giunsero vicino, la stellina sentì battere forte il proprio cuoricino. Non appena vide quelle righe bianche e rosse, pensò che quel faro era il più bello che ci fosse. Adesso era certa della cosa giusta da fare. Uscì dall’acqua e il faro andò a salutare.
«Ciao faro, il mio nome è Nina. Della tua storia ho sentito parlare, e sono qui perché a vicenda ci potremmo aiutare. Io cerco una casa e un amico vero, e che possa esser tu, lo spero davvero. Ti offro il mio affetto e la mia luce splendente, che se lo vuoi sostituirà la tua lanterna immediatamente.»
«Ciao stellina, io mi chiamo Saro, ma per tutti sono solo il vecchio faro. Da anni non sogno altro che ritrovare la mia luce, e penso che sia il fato che qui ti conduce. Sono felice di accoglierti come nuova lanterna, e sono certo che la nostra amicizia sarà eterna.»
Da quella notte nell’aria si udì nuovamente il canto delle sirene, e tutt’oggi, le acque illuminate dal faro, di naviganti sono piene. La stellina, il faro e i loro amici, vissero per sempre contenti e felici.
Stefania Bongiovanni